Thamnophis marcianus marcianus (BAIRD & GIRARD 1853)
Thamnophis marcianus bovalli (DUNN 1940)
Thamnophis marcianus praeocularis (BOCOURT 1892)
-T. m. ruthveni e T. m. nigrolateralis sono considerati, in realtà, T. m. marcianus.
-T. m. praeocularis, secondo alcuni, viene anche classificato come specie a se stante.
-Secondo alcuni erpetologi, T. bovalli va considerato come specie a se stante
T. m. marcianus: S-O USA (incluso Kansas), Messico settentrionale, e una piccola popolazione nei pressi di Oaxaca, Messico.
T. m. bovalli: Nicaragua, Costa Rica settentrionale.
T. m. praeocularis: Messico, Honduras, Belize.
Avendo Thamnophis marcianus forti abitudini acquatiche (pur non essendo un serpente acquatico), si trova sempre in vicinanze di acqua: fiumi, laghi, stagni, ecc., e vicino a corsi di irrigazione nelle zone più aride.
Ha attività diurna.
Thamnophis marcianus si nutre di vermi, piccoli pesci, anfibi (rane, rospi e salamandre), lucertole, crostacei e roditori (di adeguate dimensioni), e occasionalmente di piccoli uccelli.
In cattività si abitua facilmente, sin da baby, ad accettare topi, di adeguate dimensioni, e può essere nutrito anche solo con questa tipologia di prede, anche se, chiaramente, variare la sua dieta con le altre prede precedentemente elencate può solo aiutarci a mantenerlo in forma.
Th. m. marcianus può raggiungere e superare la lunghezza di 100cm circa, mentre le altre sottospecie rimangono più piccole, solitamente attorno a 45-55cm.
La testa è piccola e poco distinta dal corpo, gli occhi non sono sporgenti e la pupilla è tonda.
Il colore del corpo è grigio-bruno, talvolta tendente al verdastro. Sul dorso si nota una fine linea più chiara, anche bianco panna, ai lati della quale si osservano quadrati neri, più o meno regolari, disposti a formare una scacchiera. Il ventre è circa dello stesso colore del corpo, e non presenta disegni.
Le squame sono leggermente carenate, e danno un aspetto ruvido a questo piccolo ofide.
Ne esistono varietà albine e aneritristiche selezionate dall’uomo.
Noi ne possediamo una coppia amelanica, caratterizzata dal corpo interamente giallo e rosa (scacchiera), e da vistosissimi occhi rossi, e ne siamo letteralmente innamorati.
Essendo di dimensioni contenute, Thamnophis marcianus non necessita di terrari particolarmente ampi, anche se, trattandosi di una specie molto attiva, non disdegna un’eventuale abbondanza di superficie su cui muoversi.
E’ necessario un contenitore d’acqua di medie dimensioni, in grado di contenere comodamente il serpente.
Per quanto Thamnophis marcianus abbia abitudini nettamente meno acquatiche rispetto ad altre specie dello steso genere, si potrà vederlo, di tanto in tanto, stare a bagno (più frequentemente se il contenitore dell’acqua è ampio e non tanto alto).
Si tratta di serpenti abbastanza adattabili, e non molto esigenti, che possono essere stabulati a temperature medie comprese tra 25 e 28°C, e sono in grado di sopportare notevoli abbassamenti termici durante i mesi invernali.
L’umidità media degli ambienti domestici è più che sufficiente, e un contenitore per l’acqua di adeguate dimensioni aiuterà ad alzare di quel che basta il tasso di umidità relativa.
Se disturbato può mordere, defecare ed emettere cattivo odore per allontanare l’intruso, ma questo comportamento è ormai limitato agli animali selvatici, dato che quelli in commercio sono allevati e riprodotti da molte generazioni, ed anno perso tali istinti.
Infatti, i nostri esemplari hanno un carattere molto tranquillo, pur essendo colubridi molto attivi: non tentano mai di mordere a meno che non intendano che sia il momento di mangiare, e anche se maneggiati a lungo non mostrano segni di difesa, come appunto le secrezioni maleodoranti.
Thamnophis marcianus, generalmente, si accoppia nel periodo immediatamente successivo al risveglio dalla brumazione (letargo), Marzo-Aprile.
Per la brumazione si può iniziare a fine autunno, o inizio inverno, ad abbassare gradualmente e lentamente le temperature, sino a circa 13-15°C, in ogni caso sotto i 18°C, altrimenti il metabolismo di questo ofide resta attivo. Questa condizione deve essere mantenuta per 1-1,5 sino a oltre due mesi, trascorsi i quali si riportano lentamente e gradualmente le temperature ai valori normali di allevamento.
Gli esemplari possono essere uniti sia prima del letargo, sia subito dopo il risveglio. Noi abbiamo ottenuto buoni risultati unendo gli esemplari prima dell’abbassamento termico (brumandoli assieme).
Alla ripresa delle normali attività, il maschio si mostrerà da subito interessato alla femmina, e cercherà di corteggiarla ed accoppiarsi sino a che questa non sarà gravida.
Durante il periodo degli accoppiamenti, difficilmente gli esemplari rifiutano i pasti, ma in caso dovesse capitare non ci si deve allarmare. Il nostro maschio, pur continuando a mangiare durante tutto il periodo dell’accoppiamento, si mostrava meno famelico del solito. La femmina, al contrario, non ha mai saltato un pasto in questo periodo.
È ovoviviparo, cioè cova le uova dentro di se, dando generalmente da sei a 18 piccoli già formati ed autonomi (ho avuto un parto di soli quattro esemplari), durante il periodo estivo, solitamente da agosto sino ad ottobre.
Le femmine gravide possono alimentari sino a poche settimane prima del parto. La nostra femmina, nelle prime gravidanze, accettava le prede regolarmente durante tutto il periodo di gestazione, facendoci capire che il momento del parto era imminente quando, nelle ultimissime settimane, si mostrava riluttante al pasto, ma nell'ultima gravidanza ci ha colti di sorpresa accettando il cibo sino all'ultimo pasto offertole.
Purtroppo la femmina ha la brutta abitudine di papparsi qualche babies ad ogni parto, probabilmente non perché attratta dai babies in se, ma dagli odori dei sacchi vitellini, sangue, e liquidi vari espulsi con il parto.
Abbiamo avuto questa sensazione osservando proprio la femmina mentre "raschia" dal fondo del terrario ogni residuo biologico.
Per questo motivo consigliamo di introdurre, nel periodo antecedente il parto, qualcosa che aiuti i piccoli a disperdersi nel terrario, per non essere immediatamente predati dalla madre, come strisce di carta, oppure altri substrati dove questi possano "pulirsi" spostandosi e nascondersi per i primi momenti dopo il parto.
I babies sono veramente piccoli, misurano anche meno di 10cm e sono molto esili, ma già dopo un paio di giorni di vita effettuano il primo pasto, generalmente composto da piccoli pezzetti di carne o pesce, oppure piccole parti di baby topo.
Abbiamo avuto sia casi di esemplari estremamente famelici sin dalla nascita, che accettavano il pasto direttamente dalle pinze, sia esemplari timidi e schivi, per i quali dovevamo lasciare il cibo sotto la tana, in attesa che, una volta tranquillizzati, decidessero di mangiarlo. Fortunatamente non siamo mai dovuti intervenire con alimentazione forzata o altri metodi invasivi.
Nessuno dei nostri babies ha mai effettuato mute tra la nascita ed i primi pasti. Le prime mute sono sempre avvenute dopo varie settimane dalla nascita, sino ad oltre un mese di distanza.
Le ridotte dimensioni di questo ofide unite ai parametri di allevamento facilmente ricreabili, la forte sopportazione nei confronti di parametri non perfetti, ed il suo carattere molto calmo e curioso, lo rendono una specie adatta anche ai neofiti.
Angelo Cabodi
Silvia Tangredi
|