Si trova in Bolivia, Paraguay, Uruguay, Brasile occidentale, Argentina nord-orientale.
Vive nelle foreste pluviali lungo/vicino i corsi d’acqua, in zone palustri, e nelle pianure alluvionali, dove si nutre di mammiferi, pesci, volatili ed altri rettili come tartarughe e . Trascorre molto tempo immerso in acqua, oppure nella fanghiglia.
Testa relativamente piccola e poco distinta dal corpo.
Le femmine raggiungono dimensioni medie di 250cm, ma possono arrivare a 300cm senza troppe difficoltà, mentre i maschi, nettamente più piccoli, possono raggiungere i 200cm, anche se generalmente si fermano poco oltre i 150cm.
Altri segni di dimorfismo sessuale, oltre le diverse dimensioni degli esemplari adulti, sono la lunghezza della coda e lo sviluppo degli speroni, entrambi maggiori nel maschio.
Il colore del corpo è giallo, talvolta chiaro, talvolta scuro, cosparso di macchie circolari irregolari nere, che possono essere ben definite e marcate, oppure sfumate, non nette.
Hanno una muscolatura tonica e possente, che permette loro scatti potentissimi e rapidi. Direi che a parità di dimensioni con un Boa constrictor imperator, la forza di Eunectes notaeus è notevolmente maggiore. Anche questo, oltre al carattere più fiero ed autoritario, nonostante la timidezza degli esemplari giovani o non ancora acclimatati, rende questa specie non adatta a chi non ha esperienza con i grossi costrittori.
L’allevamento di Eunectes notaeus non differisce da quello del Boa constrictor imperator, fatto salvo per la maggior attenzione al contenitore dell’acqua, che oltre a contenere comodamente il serpente in questione, dovrà permetterli anche una certa comodità di movimento al suo interno, dato che ci passerà parecchie ore ogni giorno.
La temperatura media dovrebbe essere di circa 28-29°C, con un tasso di umidità abbastanza alto, ma non esagerato, direi compreso tra 60% e 80%. Durante la notte è bene abbassare la temperatura di qualche grado, portandola a 24-25°C.
Considerate le dimensioni, i maschi andrebbero allevati in terrari di oltre 100cm di lunghezza (maggiori sono le dimensioni raggiunte dal serpente, maggiori dovrebbero essere le dimensioni della teca), mentre alle femmine andrebbe dedicato uno spazio di almeno 150cm. Se si considera che il contenitore per l’acqua deve avere dimensioni importanti, si deduce immediatamente che le misure sopra indicate devono essere maggiorate anche in relazione alla dimensione della vasca dell’acqua.
Da non sottovalutare l’altezza del terrario, poiché Eunectes notaeus è in grado da fare delle belle arrampicate!
Secondo la nostra esperienza, è da evitare l’utilizzo di un acqua-terrario o di un paludarlo, per via delle difficoltà che si incontrerebbero nella gestione e nel mantenere buone condizioni igieniche. Inoltre, il serpente in teca deve poter scegliere se stare in acqua oppure in una zona asciutta del terrario, ed in un paludarlo questo non è così scontato.
Importante la presenza di una tana, perché spesso Eunectes notaeus risulta abbastanza schivo e timido, soprattutto se si tratta di esemplari giovani o neo-acquisti non ancora ambientati.
Il substrato ideale deve essere un materiale molto assorbente, data la mole di deiezioni liquide che accompagnano le feci e urati.
Abbiamo sempre utilizzato torba di sfagno (torba bionda) per la stabulazione di questo boide, ed i risultati sono sempre stati soddisfacenti: è sufficiente togliere la parte sporca e rimpiazzarla con torba pulita, e periodicamente sostituire l’intero substrato.
Il mito che questi animali emanino costantemente cattivo odore è errato, non veritiero. Questo si limita alla defecazione. Ne consegue che animali stabulati in malo modo o mantenuti in cattive condizioni igieniche producano un odore sgradevole costantemente, ma questa è colpa dell’allevatore, non del serpente.
Anche sul carattere di questi serpenti si sparla molto, tanto da far sì che chiunque non li abbia mai allevati “sappia a priori” che si tratta di serpenti particolarmente aggressivi e irrequieti.
Al contrario, pur dovendo ammettere che il carattere di Eunectes notaeus non è certamente quello di un Panterophis guttatus (Elaphe guttata), dato che se disturbata, non esita a soffiare e mordere, posso confermare che, una volta ambientato e se ben tenuto ed alimentato, questo serpente non è troppo più irrequieto di un imperator. Un nostro esemplare si faceva maneggiare tranquillamente durante le operazioni di pulizia del terrario, e quando iniziava ad innervosirsi lo faceva capire diventando un po’ più agitato, e cercando una via di fuga. Allora diveniva sensato riporlo nel terrario e lasciarlo tranquillo, ma comunque ci veniva lasciato un buon margine di tempo prima che accennasse ad altre reazioni. Qualche morso l’ha distribuito nella sua vita, non così tanti da farlo classificare come animale aggressivo.
Una volta ambientati si alimentano molto voracemente, ma si possono trovare difficoltà con esemplari appena acquistati. In questi casi, calma e tranquillità sono le migliori partner di ogni erpetofilo. A noi bastava lasciare una preda, decongelata, davanti alla tana nelle ore serali, per vederla scomparire entro un paio di ore, ma dopo varie settimane di acclimatazione, mangiava dalla pinza esattamente come un imperator, anche se con uno scatto più improvviso e potente.
Le caratteristiche della gestione di questa specie, unite all’indole fiera ed ombrosa allo stesso tempo, nonché alla sua forza e potenza, ne fanno una specie non adatta a neofiti. È bene conoscerne le abitudini, ed avere già esperienza con grossi costrittori.
Angelo Cabodi
Silvia Tangredi
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